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Il batterio più vecchio del mondo

di Silvia Sorvillo

La scoperta è stata annunciata su "Nature" della scorsa settimana, occorre però la conferma di un altro laboratorio per ufficializzare la notizia

26 ottobre 2000

Duecentocinquanta milioni di anni racchiuso in un guscio cristallino di sale, poi, all'improvviso, una sonda che lo sequestra, lo porta via dal suo comodo letto, un bacino salato vicino Carlsbad nel New Mexico, e lo costringe ad un'asettica e ristoratrice doccia salina in una stanza sterile del dipartimento di biologia dell'Università di West Chester in Pennsylvania.

un batterio di 250 milioni di anni
Questo è quello che in sequenza ha dovuto sopportare Bacillus 293, il batterio che tornato alla vita dopo tanto tempo, si è visto affibbiare l'appellativo non troppo ambito di organismo più vecchio del mondo. Certo, per noi umani c'è di che stare allegri: rispetto alla sua veneranda età, i nostri tanto declamati centotrentanni diventano veramente poca cosa. La specie umana sembra scientificamente destinata a restare eterna fanciulla di fronte a casi come questo.

Bacillus 293 è un batterio alofilo

Bacillus 293 scippa il primato ad un suo non lontano parente, un batterio di appena 25 - 40 milioni di anni, trovato qualche anno fa in un esemplare di ape perfettamente conservato dentro un cristallo di ambra.
Come vive Bacillus 293 e cosa ha reso possibile il suo lungo letargo senza per questo morire? Al momento i ricercatori non hanno risposte precise da darci. Attraverso analisi genetiche hanno stabilito che il 293 è un batterio alofilo, che ama cioè condizioni piuttosto salate per vivere, e che è vicino parente del Bacillus Marismortui, un batterio molto simile che vive nelle acque del Mar Morto.

il prelievo è avvenuto a 610 metri di profondità

Il microbiologo che ha portato alla luce questa preziosa reliquia è Russell Vreeland, un esperto di alofili che da anni si occupa di archeobiologia: la ricerca delle forme viventi più primitive. Per portare a termine la straordinaria impresa il ricercatore ha collaborato con il Ministero dell'Energia statunitense che ha messo a disposizione la sonda utilizzata dal team scientifico. Il prelievo è avvenuto, dopo attenti e lunghi studi per garantirne la purezza, a circa duemila piedi di profondità, cioé a circa 610 metri. Nello stesso numero di Nature è pubblicata la replica alla scoperta di un altro esperto di settore, John Parkes dell'Università di Bristol.
Lo scienziato suggerisce di verificare la notizia attraverso lo studio di un altro laboratorio, prima di annunciarla al mondo intero. Parkes è molto scettico a riguardo, i risultati di Vreeland potrebbero essere anche il risultato di una subdola contaminazione. Vreeland da parte sua respinge decisamente questa ipotesi e assicura che la probabilità che il campione sia stato inquinato è dell'ordine di uno su un miliardo.






Scienzità è stato realizzato da Silvia Sorvillo e Vittorio Sossi