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Gli OGM: nuova frontiera dell'alimentazione o sconsiderata strategia industriale?

di Silvia Sorvillo

Storia degli OGM, diffusione, impatto ambientale e possibili rischi, le posizioni delle istituzioni internazionali

31 ottobre 2002

Mentre il dibattito sugli Ogm si fa sempre più serrato, gli organismi geneticamente modificati, alias Ogm, sono arrivati, più o meno prepotentemente, sulle nostre tavole. Il loro impiego, specie quello alimentare, lascia, comunque, ancora molti dubbi sia sui possibili effetti collaterali sulla nostra salute sia sulla probabile risposta ambientale che il loro impiego potrebbe innescare. Le opinioni raccolte, fino ad oggi, sono numerose, poco chiare e spesso contraddittorie. Scienziati, medici e ricercatori non sono tutti dello stesso parere, nemmeno il provvisorio principio di precauzione, adottato dalla Comunità Europea, sembra metterli daccordo e questo potrebbe purtroppo giocare tristemente a favore delle numerose multinazionali che si apprestano a fare degli Ogm una promettente fonte di guadagno.

COS'È UN OGM?

L'Ogm è un organismo nel cui patrimonio genetico viene inserito un gene estraneo, spesso di specie diversa, per conferirgli una caratteristica nuova.
La tecnica di ingegneria genetica utilizzata è quella del Dna ricombinante, che dà origine al nuovo individuo detto transgenico. I primi studi e le prime applicazioni del genere sono state fatte, in campo bio-medico, nei primi anni '70, con l'inserimento di geni nei batteri di laboratorio. Oggi, adottando lo stesso principio, si producono farmaci indispensabili per la cura di molte patologie, l'insulina, ad esempio, è solo uno dei prodotti più conosciuti.
I cibi transgenici, invece, sono comparsi nel mondo scientifico circa quindici anni fa. La possibilità di ottenere piante più adatte all'alimentazione ha indotto i ricercatori e i produttori a intensificare gli studi e a investire cospicue somme di denaro su questo progetto. Lo studio è stato indirizzato sulle specie vegetali di maggior interesse economico: mais, soia, colza e cotone. I geni impiegati nell'operazione di trasferimento sono stati quasi sempre quelli che aumentavano la resistenza della pianta agli insetti e agli erbicidi. Dato interessante è che questi ultimi spesso sono prodotti dalla stessa azienda, in genere una multinazionale, che finanzia la ricerca sull'ogm ad esso resistente. Altra caratteristica peculiare dell'Ogm è che i semi prodotti, secondo una tecnica nota come "Terminator" sono sterili: le semenze di seconda generazione non sono produttive

DIFFUSIONE DEGLI OGM

Nel 2001, secondo l'International Service for the Acquisition of Agri-biotech Application (Isaaa), ente no-profit di sicurezza alimentare, si è arrivati a più di 50 milioni di ettari nel mondo. In un solo anno, tra il 2000 e il 2001, è stato registrato un aumento del 19 per cento. Il numero dei coltivatori che utilizzano Ogm è salito da tre milioni e mezzo a 5 milioni mezzo. Stati Uniti e Argentina sono i maggiori produttori mondiali,con una produzione di soia transgenico che copre rispettivamente il 70 e il 95 per cento delle loro coltivazioni. Altro Paese che ha adottato in maniera intensiva il transgenico è la Cina le cui percentuali di produzione restano però sconosciute.

COME RICONOSCERE UN PRODOTTO OGM?

Ad occhio nudo non si può distinguere, a meno che l'alterazione non sia voluta (per es.colorazione diversa, forma della foglia alterata). L'unico strumento scientifico per individuare un organismo geneticamente modificato è la Polymerase Chain Reaction, o Pcr. La reazione a catena della polimerasi è un test che indentifica il Dna, la molecola costitutiva dei cromosomi, e quindi anche dei geni che su di essi risiedono. La Pcr è in grado di scovare i geni "intrusi" inseriti nell'Ogm, con il limite però di sapere in anticipo cosa cercare. Funziona un po' come i motori di ricerca di Internet, se inserisco un termine di riferimento generico o non catalogato la mia indagine sarà infruttuosa. Per chiarire il concetto: quando voglio individuare l'Ogm, se non conosco esattamente il Dna che è stato inserito rischio di arrivare ad un risultato errato o falso negativo.

IMPATTO AMBIENTALE E SANITARIO

Quali problemi pone l'applicazione della manipolazione genetica nei vari settori? Agli inizi la tecnica del Dna ricombinante è stata utilizzata soprattutto nel settore bio-medico. In questo ambito si sono raggiunti notevoli e importanti risultati, il primo, e forse il più conosciuto, è stato, come già detto, quello della produzione di insulina. Oggi con le tecnica di ingegneria genetica si producono farmaci indispensabili per la cura di molte patologie. L'impiego della tecnologia ricombinante avviene in questo caso in un ambiente "confinato", cioè in un laboratorio, dove il rischio di un'eventuale contaminazione, lavorando in maniera adeguata, è praticamente nullo o, comunque, perfettamente controllabile. Un margine di rischio c'è sempre, ma l'adozione di queste tecniche è giustificata dal fatto che comunque siamo di fronte ad un fenomeno che non presenta soluzioni alternative, il paziente non ha altre risorse terapeutiche. Il discorso cambia nel caso di una sua applicazione in campo alimentare. L'organismo geneticamente modificato, infatti, non è più confinato in laboratorio, ma inserito nell'ambiente in cui viviamo. La possibilità di contaminare organismi non manipolati della sua stessa specie o di altre è reale e ben documentato. Inoltre, secondo i ricercatori del CNR le piante transgeniche, essendo più forti di quelle "normali", potrebbero prendere il sopravvento e monopolizzare il territorio nelle zone a coltura. La biodiversità, la vera ricchezza del nostro pianeta, caratteristica riconosciuta non solo dai biologi ma anche dagli economisti, sarebbe messa in grave pericolo. Secondo gli scienziati senza biodiversità, cioè senza la presenza di specie differenti nei diversi ecosistemi e nell'ambito di una stessa popolazione,si va incontro ad un processo di desertificazione certo e inevitabile. Sarebbe sufficiente un solo batterio o un solo virus verso cui quella specie non ha difese per eliminarla completamente. Sempre secondo studi medici, l'introduzione nei nostri regimi dietici di cibo Ogm potrebbe indurre un aumento del numero di casi di allergie alimentari. E' quanto è successo negli Stati Uniti alla Pioneer, prima compagnia mondiale nella produzione di semi. Qualche anno fa, infatti, questa multinazionale ha prodotto una soia più ricca di metionina (amminoacido essenziale che il nostro organismo non produce) grazie all'inserimento di un gene proveniente dalla noce brasiliana. Test di laboratorio indiretti per valutare il potenziale allergenico di questi semi hanno dato inizialmente risultato negativo; ma un ulteriore controllo, eseguito utilizzando siero di persone allergiche alla noce brasiliana, ha sconfessato i primi risultati ed evidenziato una reazione infiammatoria. Sono necessarie, quindi, conoscenze più approfondite per escludere complicanze di questo tipo.

COME REAGISCE L'OMS?

Recentemente, in Zimbabwe, la direttrice generale dell'Oms, Grom Harlem Brundtland, riunita in seduta con dieci ministri della Sanità africana ha dichiarato: "Sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, il consumo di alimenti contenenti Ogm non presenta rischi per la salute. L'Oms non è al corrente di casi scientificamente documentati secondo i quali il consumo di tali alimenti abbia avuto effetti nocivi sulla salute". L'intervento della direttrice è stato fatto con l'intento di tranquilizzare e mettere a tacere la diffidenza della popolazione africana verso le 10 mila tonnellate di mais transgenico che sono state depositate come aiuti umanitari nel porto di Dar Es Salaam. Al momento la popolazione indigena, sulla base di quanto affermato da alcuni scienziati americani, si rifiuta di utilizzare questo mais che potrebbe contaminare la produzione di granturco autoctona. Del resto, se gli agricoltori africani seminassero questo mais rischierebbero non solo di perdere la specificità del loro prodotto, ma anche il diritto alla vendita. Infatti, secondo la normativa vigente (Trips-diritti sulla proprietà intellettuale connessi al commercio), gli USA conservano il diritto d'autore su quel granturco, e quindi il reddito ricavato dalla vendita sarebbe esclusivamente di loro di diritto.

E L'EUROPA?

I Paesi Europei, nel summit di Rio del '92, hanno firmato la Convenzione sulla Biodiversità, oltre quella sui Cambiamenti Climatici e quella sulla Desertificazione. Tale firma ha comportato l'adozione, in materia di Ogm, del principio di precauzione. Questo principio stabilisce la necessità, di fronte ad un processo tecnologico, di valutarne i rischi e nel caso ci fossero, di controllarne-minimizzarne i danni prima del suo utilizzo. Nonostante ciò, essendo l'Europa un Paese deficitario per soia e mais, in base alle regole fissate WTO, l'Organizzazione Mondiale per il Commercio, è costretta ad importare dagli Usa miscele transgeniche di questi due prodotti. Sul mercato italiano sono comparsi così nel 1996 la soia mista e nel 1997 il mais. Oggi molti prodotti, dai mangimi per animali a composti nei nostri cibi, (farine, lecitina di soia o amido di mais), sono ottenuti con prodotti transgenici. Attualmente la legislazione obbliga a segnalare sull'etichetta di ogni prodotto alimentare il contenuto in Ogm solo se la sua presenza supera l'1 per cento e solo in caso di prodotto finale (es. una merendina). Dal 2003 entrerà in vigore una normativa più severa: la soglia di tolleranza si abbasserà allo 0,5 per cento e dovrà essere segnalata la presenza di Ogm sia sul prodotto finale che sul prodotto da cui è derivato (una farina o altro ingrediente).

PROSPETTIVE FUTURE

Il problema degli Ogm, secondo Giorgio Sampietro, presidente di Federalimentare, "deve essere affrontato con massima responsabilità e rigore dalla comunità scientifica e dai governi. Sono loro che devono trasformare gli orientamenti scientifici in regole certe. E noi abbiamo l'obbligo di eseguire tutti i controlli che ci impone la legge". La collaborazione tra ricercatori e forze politiche diventa quindi indispensabile per garantire la sicurezza sanitaria e per metterla al riparo della logica del profitto. Se così non fosse tutti ne pagheremo, prima o poi, inevitabilmente le conseguenze.






Scienzità è stato realizzato da Silvia Sorvillo e Vittorio Sossi