La pace di Darkwood è minacciata dall'arrivo di un corpo 
          militare veramente particolare. L'unico bianco del gruppo è il 
          capitano Matlow, l'ideatore. Tutti gli altri sono indiani Choctaw, 
          comandati da Kwanek.
          Il capitano Matlow ha convinto gli alti papaveri che solo con 
          l'ausilio di pellerossa si possono combattere gli indiani.
          Le Volpi Rosse iniziano la loro opera di dissuasione della gente 
          di Darkwood, dal violare la "legge dei bianchi".
          I primi a farne le spese sono tre ragazzini Sauk, che avevano come unica 
          colpa quella di aver rubato un fucile, un ferrovecchio, ad un trapper 
          amico di Zagor.
          Alla vista degli scalpi ancora sanguinanti nelle cintole dei Choctaw 
          Zagor aggredisce Matlow e viene scacciato da Fort Gregg, 
          sdegnato, insieme ai suoi amici trappers che, altrettanto delusi dall'inerzia 
          del comandante, lo seguono fuori dalle mura, abbandonando il fucile 
          che era costato tre giovani vite.
          La furia delle Volpi Rosse e il disprezzo di Matlow si 
          abbattono sulle tribù di Darkwood e i primi a farne le 
          spese sono i Pennacook di Harvac che vengono quasi completamente 
          sterminati.
          Spetterà a Zagor e ai pochi sopravvissuti porre fine alla 
          minaccia delle Volpi Rosse nello stile particolare de Lo Spirito 
          con la Scure.
          Matlow morirà per l'esplosione del ferrovecchio che aveva 
          iniziato l'ondata di violenze.
          Darkwood è sempre stata sede di esperimenti tattico-strategici, 
          o tecnico-scientifici e molti corpi militari e paramilitari ci hanno 
          lasciato le penne durante il loro bieco armeggiare. Ricordiamo con le 
          lacrime agli occhi, per le cipolle: i Lupi Neri, 
          il Tropical Corp, le Green Jacket.
          Sebbene la storia abbia una pretesto semplice che ricalca un po' quella 
          di Guerra, la narrazione è più cupa e intensa nello stile 
          di Toninelli.
          Vittorio Sossi