Icon made by Eucalyp from www.flaticon.com

logo di scienzità - by vittorio sossi

Marijuana, aiuterà a combattere il tumore?

di Silvia Sorvillo

Un principio estratto dalla canapa indiana ha dato effetti molto incoraggianti
Sperimentato a Madrid. I medici: "Guarisce un terzo dei topi"

dal quotidiano Ultime Notizie. Mercoledì 1 marzo 2000

MADRID. Che la marijuana contenesse un prezioso principio farmacologico utile in certe patologie nervose, come l'Alzheimer e il Parkinson, e addirittura nell'ictus, o che potesse essere agevolmente impiegata nella terapia del dolore, è notizia confermata da più di uno studio scientifico. Quello che però alcuni ricercatori dell'università di Complutense di Madrid hanno pubblicato, in questi giorni, su "Nature Medicine" sembra essere davvero incoraggiante.

il tumore regrediva in un terzo dei topi trattati

Manuel Guzman, ricercatore nel dipartimento di Biochimica e Biologia Cellulare dell'università spagnola, ha visto regredire in un terzo dei topi trattati con i principi attivi contenuti nella canapa indiana, i cannabinoidi, la massa tumorale che opprimeva il loro cervello. Il trattamento è stato sperimentato su 30 topini che soffrivano di una particolare forma di tumore cerebrale, un "glioma" maligno che interessava le cellule della glia (il tessuto del nostro cervello che nutre le cellule nervose e che scambia sostanze con il sangue).
Dei 30 topini un terzo "guariva" e un altro terzo viveva molto più a lungo di quanto era purtroppo prevedibile.

schema non ancora disponibilel'esperimento alla base dell'articolo

Per ora lo studio è stato fatto su modelli animali ma i risultati sono così promettenti che lo stesso Guzman spera di poterlo replicare entro quest'anno sull'uomo. Gli stessi principi attivi potrebbero avere sulla nostra specie effetti diversi e meno promettenti, ma è comunque auspicabile, a detta degli scienziati, approfondire lo studio, tanto più che attualmente le possibilità fornite dalla chirurgia e dalla radio e chemioterapia possono, nelle migliori delle ipotesi, allungare il periodo di sopravvivenza di un solo anno.
A sottolineare l'utilità di ulteriori ricerche concorrono anche i risultati molto simili ottenuti da un altro neuroscienziato, Daniele Piomelli che nell'università californiana di San Diego, da anni studia la distribuzione dei recettori per i cannabinoidi sulle cellule nervose. "Sebbene incompleti, questi studi devono essere seriamente presi in considerazione" scrive un ricercatore che sul numero di "Proceedings of the National Academic of Science of the Usa" aveva già osservato un importante ruolo svolto dai recettori nel meccanismo di ricezione visiva della retina.

archivio





Scienzità è stato realizzato da Silvia Sorvillo e Vittorio Sossi