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Vaccino anticancro tra pochi mesi in Italia

di Silvia Sorvillo

Nuove speranze dalla ricerca iniziata negli Stati Uniti per la cura del linfoma follicolare
La sperimentazione partirà a Bologna, forse già da gennaio prossimo

Dal quotidiano Ultime Notizie . mercoledì 29 settembre 1999

BOLOGNA. A dicembre, o al più tardi a gennaio del 2000, anche in Italia, si sperimenterà il vaccino per la cura del linfoma follicolare. La ricerca, condotta da Larry Kwak e da Maurizio Bendandi all'Nci (National Cancer Institute) di Bethesda (Usa), ha dato risultati incoraggianti: 18 dei 20 pazienti vaccinati, a 4 anni dalla cura, erano sulla via di guarigione (remissione) della malattia, dato confermato anche dalle più approfondite indagini molecolari.
La sperimentazione italiana che, diretta dallo stesso Bendandi, partirà a Bologna, nell'istituto universitario di ematologia, non sarà una semplice replica, ma fornirà nuove e utili informazioni. Nel progetto bolognese saranno ammessi quei pazienti che, dopo una ricaduta, sono, con un ulteriore ciclo di chemioterapia, di nuovo in "remissione". Se la sperimentazione darà i risultati attesi, il vaccino potrebbe diventare terapia per i pazienti a rischio, solo quelli che hanno risposto bene alla chemioterapia.

Così funziona il "marcatore" che individua la cellula malata

II nuovo farmaco risulta dalla cooperazione dì tre componenti: i marcatori tumorali, la proteina Klh e il GM-CSF, altra proteina che circola normalmente nel nostro sangue. I marcatori tumorali, che nel caso specifico del linfoma sono anticorpi, vengono ottenuti dalle cellule "malate" del paziente attraverso procedure di laboratorio (purificazione). Questi marcatori sono la chiave di volta della nuova terapia, essi infatti, rendono la cellula cancerosa riconoscibile da quella sana. Il secondo componente, quello farmacologicamente più innovativo ma noto già da alcuni anni agli esperti del settore, è la proteina Klh, derivata da un mollusco che vive nell'Oceano Pacifico e che "evidenzia" il marcatore tumorale. Infine una proteina detta GM-CSF, fattore stimolante le colonie di macrofagi e granulociti, che potenzia e richiama le cellule "combattenti" il tumore. L'azione delle due proteine, Klh e GM-CSF, è specifica per i due diversi tipi di cellula. La prima agisce sulla cellula tumorale, rendendola più "visibile", la seconda, invece, agisce sulle cellule "combattenti", o Killer, che riconoscono e "digeriscono" le cellule tumorali.

azione sinergica delle due proteineazione sinergica delle due proteine

  • KLH proteina che rende l'anticorpo evidente alla cellula killer
  • cellula tumorale porta in superficie degli anticorpi che possono essere riconosciuti dalla cellula killer (anticorpo marcatore)
  • GM-CSF proteina messaggero in grado di amplificare le funzionalità della cellula killer e potenziarne l'azione distruttiva
  • macrofago: cellula killer in grado di riconoscere e attaccare la cellula tumorale. Dopo aver riconosciuto l'anticorpo in associazione con KLH la cellula tumorale verrà avvolta dal macrofago, inglobata e digerita.
  • Fase A: KLH si lega agli anticorpi marcatori e li rende più visibili per il macrofago
  • Fase B: contemporaneamente GM-CSF si lega al macrofago e ne stimola l'azione.

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Scienzità è stato realizzato da Silvia Sorvillo e Vittorio Sossi